Leggendo il testo biblico appuriamo che i figli di Israele sapevano da giorni che sarebbero andati via, quindi a rigore il tempo per far lievitare il pane ci sarebbe stato. Allora, per quale motivo si utilizza pane non lievitato?
Il fatto di astenersi dalla lievitazione di alcuni cereali viene spiegato in vari modi, tra cui quello dato da Clara Kopciowski nel filmato: il lievito è una forma di fermentazione. I figli di Israele, vissuti schiavi per decenni, è possibile covassero in sé un rancore che fermentando avrebbe portato gravi conseguenze. Evitare la fermentazione dei cereali indicati ci ricorda l’insegnamento che bisogna sapersi astenere da ciò che è negativo.
Il commento fatto da altri Maestri è che la matzà è meno gradevole di un pane ben lievitato. Ogni scelta porta con sé delle rinunce: la rinuncia al pane lievitato simboleggia i sacrifici che bisogna saper fare per raggiungere un obiettivo importante. Libertà ed indipendenza sono obiettivi prioritari.
Le interpretazioni date ai passi biblici sono varie e rispecchiano le epoche, le mentalità, le provenienze dei Maestri che le propongono. La discussione è colonna portante del pensiero ebraico. Nell’Hagadà, a seguito delle domande poste dal più piccolo partecipante al Seder, si legge un brano molto significativo in cui, tra le altre cose, si afferma: “anche fossimo tutti saggi, intelligenti, profondi conoscitori della Torà, saremmo tenuti a narrare l’uscita dall’Egitto”. Ciò implica lo studio, la condivisione e la discussione. Studio, condivisione e riflessione all’interno di un’ottica ampia che parte dalle proprie radici per progettare il futuro.
E’ quanto apprendiamo implicitamente ed esplicitamente dagli insegnamenti di
Feuerstein: il Mediatore ha il compito di stimolare la riflessione, l’approfondimento, la ricerca e sprona a farlo, per quanto possibile, attraverso confronto e scambio sociale interattivo.
Neanche un Saggio, secondo la Torà, ha il diritto di esimersi dallo studio e di esprimere giudizi in solitudine.
Feuerstein ci guida a non lasciarci trascinare dalla corrente passivamente in una società sempre più globalizzata e nella quale “lievitano” profeti di certezze assolute. Puntiamo ad una saggezza per la quale si sa dire “non lo so”, impariamo a domandare, ad ascoltare, a non essere supponenti ed arroganti.