L’avvicinarsi del giorno di Kippur mi fa pensare ad una delle affermazioni del Pirkè Avòt, massime dei padri, dove troviamo scritto che il mondo poggia su tre cose: sulla Torà, sulla Tefillà e sulla disposizione ad occuparsi del prossimo.
La Torà comporta studio, approfondimento, discussione, scambio di idee e ricerca di significati al di là di quanto appare da una semplice lettura del testo.
La Tefillà, termine tradotto frequentemente come “preghiera” comprende molto altro, oltre all’effettiva “preghiera”. In effetti è un dialogo con il Signore e, per essere completa, la Tefillà richiede la presenza di più persone prevedendo la condivisione ed il dialogo anche con i propri simili: una ricchezza sociale.
Occuparsi del prossimo va inteso in senso profondo, di vera empatia: tentare di capire le esigenze, i bisogni, le gioie e le sofferenze delle persone che ci stanno vicino ed anche di quelle che sentiamo meno vicine, probabilmente proprio perché fatichiamo a comprenderle.
Lo studio è formativo, plasma mente e carattere. La condivisione sociale prevista tanto dallo studio, quanto dalla Tefillà ed a maggior ragione dal fatto di occuparsi del prossimo, sono ricchezze sociali preziose.
Oggi le ricerche in ambito neuroscientifico dimostrano chiaramente che è l’agire a dare forma al cervello: agire in modo attivo e positivo porta a plasmare positivamente il proprio essere. Le tre cose su cui poggia il mondo secondo la tradizione, sono effettivi elementi di benessere collettivo.
Riporto un Midrash collocato temporalmente nel periodo di Kippur, basato proprio su questi tre elementi.
Tratto da:
Ascolta, ti racconto la Torà. Narrazioni dalla Bibbia e Midrashim.
Ed. CRESCI
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