Anniversario dell’evento “Le radici ebraiche del pensiero Feuerstein” – intervento di Valentina Mariola


Continuiamo il nostro percorso riguardante Le radici ebraiche del pensiero Feuerstein (la prima parte si trova qui) riportando oggi il contributo di Valentina Mariola, coordinatrice CRESCI e trainer i.e. standard/basic.

Feldenkrais e Feuerstein, attivi nel promuovere le potenzialità umane: radici culturali comuni ed analoga impostazione di pensiero.

Partendo dalla mia formazione in educazione motoria, ho scelto nella mia strada personale e professionale, di approfondire gli aspetti del percorso Feldenkrais diventando insegnante del metodo, e ho coltivato quasi in parallelo la formazione per diventare mediatore e trainer del metodo Feuerstein.

Come abbiamo sentito dagli interventi precedenti il Feuerstein è un fantastico metodo che lavora sul potenziamento cognitivo e stimola l’allievo, attraverso un mediatore che applica i principi della mediazione ed eventuali strumenti scelti appositamente, ad una riflessione sul proprio pensiero, sulle proprie strategie e sulle possibilità di utilizzare pensieri e strategie non abituali, in modo da aumentarne la consapevolezza e poterle sfruttare in diversi ambiti della vita (scolastici, lavorativi, relazionali ed emozionali).

Il metodo Feldenkrais è invece un metodo che lavora sulla consapevolezza corporea attraverso il movimento: un insegnante guida gli allievi (attraverso l’uso della voce nelle lezioni di gruppo o CAM, e attraverso le mani e il tocco nelle lezioni individuali o IF) ad esplorare le loro possibilità di movimento, andando a sperimentare in maniera consapevole ed intenzionale anche altre opportunità che permettano di ampliare la gamma dei movimenti e la sensazione di benessere fisico e mentale.

Si può notare già da queste brevi definizioni iniziali come questi due metodi, all’apparenza diversi tra loro, hanno in realtà un filo conduttore comune.

Per esempio, pur lavorando attraverso canali differenti (il Feuerstein sul pensiero e il Feldenkrais attraverso il movimento) sono assolutamente integrabili tra loro proprio partendo dal presupposto  che corpo e mente non sono divisibili tra loro.

Anche l’utilizzo di strumenti tra i due metodi è diverso: il Feuerstein utilizza il PAS cioè il Programma di Arricchimento Strumentale e il Feldenkrais le CAM o le IF; ma se consideriamo gli strumenti come mezzi per raggiungere l’obiettivo preposto, questi possono essere di diverso tipo e variare a seconda delle necessità. Entrambi però necessitano della Mediazione per avere una determinata efficacia e avere dei risultati.

Da anni il mio lavoro integra in maniera complementare questi due metodi risultando efficaci per gli allievi grazie al miglioramento della consapevolezza di sé, degli aspetti cognitivi e motori, dell’autostima e degli aspetti relazionali.

Inoltre questa integrazione ha portato dei benefici alla mia pratica quotidiana come educatore in genere in termini di approccio e qualità dell’intervento., perché i principi della mediazione sono applicabili a qualsiasi contesto e situazione quotidiana.

In entrambi i metodi si nota una forte influenza delle radici culturali ebraiche comuni di questi due personaggi. La cultura ebraica fa da sfondo ad entrambe le forme di pensiero, anche se poi le loro esperienze di vita li hanno portati a vivere l’ebraismo e la religiosità in maniera molto differente: Feuerstein molto religioso e legato ad usi e tradizioni tanto da diventare rabbino, e Feldenkrais molto laico ma con profondi agganci personali.

La ricerca dello star bene e della possibilità di individuare gli aspetti positivi delle esperienze fatte per viverle in modo da trarne gratificazioni e prospettive per il futuro, si ritrova sia in Feuerstein che in Feldenkrais ed è un aspetto portato avanti dalla cultura ebraica, che attraverso i suoi insegnamenti vuole aiutare ad indirizzare il pensiero umano verso il positivo. Le difficoltà e tutti gli aspetti negativi non vengono ignorati ma si stimola ad affrontarli trovando una strada alternativa che possa sfruttare le risorse soggettive e le competenze di ogni persona.

Un’altro elemento che si ritrova in maniera predominante in tutti e due i percorsi è quello della consapevolezza e anche questo affonda le sue radici nell’ebraismo. Come nella vita ebraica è importante prestare attenzione a quello che si fa per scegliere la benedizione giusta da fare per ogni azione, così nei processi di apprendimento e potenziamento Feuerstein e Feldenkrais si ricerca che la persona sia intenzionalmente partecipe e consapevole di quello che fa, andando a fare una valutazione iniziale di come è in quel preciso momento, di come si approccia e cosa fa durante il percorso tenendo bene a mente l’obiettivo che vuole raggiungere.

E questo ci lega ad un altro aspetto fondamentale della cultura ebraica che è quello del tempo. Non si può vivere nel presente scordando da dove si viene e dove si vuole andare. Il passato può creare appagamento e soddisfazione perché ci fa sentire parte di una catena e ci fornisce dati importanti per orientare il nostro agire attuale. Il presente permette di costruire consapevolezza  ed esperienze utili per sé e il mondo che ci circonda. Passato e presente creano speranza e ottimismo in prospettiva futura. 

Nell’ebraismo viene data notevole importanza alla qualità della relazione tra le persone nella fase di trasmissione e insegnamento, valorizzando non solo cosa trasmettere ma anche come farlo. Così anche per il rapporto tra mediatore Feuerstein/insegnante Feldenkrais e i propri allievi. La relazione è basata sulla consapevolezza, sulla partecipazione attiva, sulla personalizzazione degli aspetti di interazione. Il tutto sostenuto da una grossa fiducia nelle potenzialità e nella modificabilità delle persone. Inoltre è fondamentale nell’educazione la presenza di figure che facciano da tramite in questo processo ma sempre con l’obiettivo finale di diminuire sempre più la presenza per renderli autonomi e attivi.

L’elemento base di questo processo è l’azione, che aiuta a capire e a pensare. Le ricerche neuroscientifiche dimostrano che per capire e apprendere con efficacia e solidità è necessario agire. Ogni giorno nell’ebraismo, l’uomo utilizza i tefillin nella preghiera quotidiana, legandoli al braccio sinistro ed in in mezzo alla fronte. Il significato simbolico del loro collocamento è che l’azione, rappresentata dal braccio, non può prescindere dal ragionamento, rappresentato dalla mente, e dal lato affettivo, rappresentato dal fatto che viene scelto il braccio sinistro che è idealmente più vicino al cuore. La mano, che è coinvolta fino alle dita nella legatura dei tefillin, può rappresentare il tatto, la testa è sede di occhi, orecchie, naso e bocca: vista, udito, olfatto e gusto. I tefillin sono l’effettiva integrazione mente/corpo; affettivo/cognitivo. E così in Feuerstein si ragiona sulle azioni e sulle strategie utilizzate per risolvere un problema e in Feldenkrais il movimento è proprio lo strumento per raggiungere la consapevolezza di sé e promuovere il cambiamento. Se siamo vivi ci muoviamo (cuori, occhi, polmoni) e proprio come fanno i bambini nella loro fase di crescita, possiamo sfruttare tutte le informazioni che riceviamo da un movimento strutturato, svolto con una certa attenzione e intenzione per andare a ricercare quello stato di benessere generale che tanto rincorriamo nella società moderna. Anche nella preghiera che viene chiamata Amidà che si ripete più volte al giorno richiede una certa attenzione e coinvolgimento di tutta la persona e quindi è molto frequente vedere le persone fare una sorta di dondolio mentre la recitano.

Ancora una particolare attenzione viene posta alla domanda come elemento educativo, forte nell’ebraismo ma presente e viva anche nell’approccio Feuerstein e Feldenkrais. Le domande rendono attivo il pensiero e sono una porta sulla mente, portano l’attenzione sul processo piuttosto che sul risultato, riuscendo a trasferire apprendimenti e strategie in tutti gli ambiti della vita. Anche nella pratica dei due metodi si pone molta importanza alla domanda, permettendo all’allievo di concentrarsi sul processo piuttosto che sul risultato, e andando a ricercare significati e strategie profonde senza accontentarsi di solo un primo aspetto.

Emerge in maniera evidente da queste osservazioni di quanto sia utile e necessario puntare su un tipo di apprendimento organico in cui si possono intersecare motivazione, emozione, memoria e corpo.

Delle varie esperienze fatte (bambini con disabilità e/o disagio, gruppi di adolescenti, bambini adottati, adulti in difficoltà, bambini autistici) vorrei raccontarvi di due bambini con la sindrome Down e un adulto con una malattia neurodegenerativa.

Nino: quando è arrivato da me aveva grossi problemi di deambulazione, di motricità fine, pochissima consapevolezza di sé, difficoltà nel linguaggio e ritardo cognitivo.

Susi: presentava problemi soprattutto nella motricità fine, nell’equilibrio(anche legato ad un forte nistagmo), problemi di linguaggio e un ritardo cognitivo.

Gli obiettivi per entrambi sono stati quelli di creare 

  1. una buona relazione e un Ambiente Modificante (inteso nella terminologia Feuerstein come ambiente che offre delle stimolazione alla persona così da potersi sviluppare);
  2.  l’autonomia personale;
  3. Il miglioramento degli aspetti psicomotori e relazionali.

Con entrambi mi è sembrato utile ripercorrere le tappe evolutive del movimento umano, sfruttando il gioco e il pavimento. Queste esplorazioni sono state fondamentali per diventare più solidi e consapevoli, potendosi spingere verso attività ad un livello cognitivo e di astrazione sempre più elevato.

L’attività con i bambini è durata diversi anni ed è quindi stato possibile osservare diversi sviluppi e accompagnarli attraverso varie fasi a raggiungere importanti obiettivi.

Nelle slides ho fatto una scelta di alcuni momenti di esplorazione:

  1. Il gattonare per differenziare le gambe;
  2. La consapevolezza del viso e della lingua per il linguaggio (utilizzando anche lo specchio);
  3. Camminare;
  4. Rotolare sulla schiena;
  5. Tenere in mano una matita;
  6. Tracciare linee;
  7. Riflettere sulle proprie attività, sensazioni e pensieri.

Carlo: è una persona anziana affetta da una malattia degenerativa a cui, da ormai 4 anni, ci stiamo alternando con la mia collega nel lavoro Feldenkrais e Feuerstein.

L’obiettivo è quello di permettere a questa persona di affrontare in maniera efficiente ogni fase della malattia e magari rallentarne un po’ il processo.

Abbiamo pensato a questo percorso in modo da rendere partecipe anche la moglie permettendo loro di continuare a vivere in equilibrio all’interno del loro rapporto e trovando assieme le strategie per confrontarsi con la realtà che diventa ogni giorno più faticosa, magari senza perdere un sorriso ogni tanto.

Su questa esperienza la dott.ssa Jael Kopciowski ed io abbiamo scritto a giugno 2019 un articolo dal titolo «Tenacia, dinamismo e determinazione per tutto il ciclo di vita» su Linee Evolutive, Approcci e metodi nella disabilità psicofisica – editore Gsh Cooperativa Sociale ONLUS n.1 giugno 2019

Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno partecipato a questa giornata, arricchendola portando le loro competenze ed esperienze, permettendo così di riflettere e confrontarsi in maniera interessante e proficua. 

Concludo con alcune citazioni:

Einstein: “ La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti.”.

Feldenkrais: “Quando la consapevolezza riesce ad essere in accordo con il sentimento, con i sensi, con il movimento e con il pensiero, l’uomo può fare scoperte, inventare, creare, innovare e conoscere.”

“Puoi, in qualunque momento della tua vita re-imparare qualsiasi cosa tu desideri”

Feuerstein: “ Se non sei preparato a guardare i punti di forza dei tuoi allievi, non toccare le loro debolezze”

“ Smettiamo di misurare ciò che non è misurabile, potenziamo ciò che è potenziabile”.

— Valentina Mariola,
Le radici ebraiche del pensiero Feuerstein(2021)